A bocce ferme, con la canzone di Baglioni nella testa e con la coppa che sta viaggiando verso l’Italia, due parole vanno spese su quanto accaduto in questi giorni in Inghilterra. Abbiamo avuto l’impressione che la brexit sia servita agli inglesi non solamente ad uscire dalla regolamentazione economica, ma anche a farli involvere verso forme di razzismo e stupidità che sembravano solo ricordi di bui tempi passati. D’altro canto Scozzesi e Irlandesi fin da subito hanno distinto le loro posizioni da quelle dei cugini non troppo amati. Ma vediamo per sommi capi quanto accaduto in queste ore fino a dopo il fischio dell’arbitro Bjorn Kuipers.
Inghilterra – Italia: non solo 120 minuti di calcio
Si inizia con SKY versione inglese che a due giorni dalla finale lancia il countdown “It’s almost home” (“E’ quasi a casa”). Diciamo che in Inghilterra la scaramanzia non è apprezzata. Buon per loro.
I giornali inglesi titolano “In caso di vittoria, i nostri giocatori devolveranno in beneficenza il premio previsto dalla Federazione”. Chi si loda si imbroda. E di solito la beneficenza non si sbandiera a mo’ di vessillo. Speriamo che ora i giocatori inglesi pensino di usare i loro lauti stipendi pagati dai club per farla, senza lasciare a bocca asciutta chi avevano illuso.
Il giorno della partita ci sono scontri davanti ai tornelli dello stadio. Perché? Perché ci sono inglesi che vogliono forzare l’entrata ed accedere allo stadio sprovvisti di biglietto. Non i Portoghesi, non gli Italiani. Si, gli inglesi. Quelli del fair play. Quelli del “abbiamo sconfitto gli hooligans che solo altrove possono fare danni perché non controllati”. E precisiamo che gli italiani con questi scontri non c’entrano nulla, anche se alcuni filmati sono utilizzati dai soliti noti politici per aizzare i loro sostenitori.
Tifosi inglesi usano la bandiera italiana come tappeto. La calpestano umiliando più se stessi che ciò che rappresenta quel vessillo. Dietro una bandiera c’è un popolo, ci sono le sofferenze da questo patite e gli inglesi dovrebbero saperlo bene. Di sicuro lo sanno Scozzesi ed Irlandesi. Il calcio c’entra pochissimo con tutto questo.
Parte l’inno nazionale italiano e sono fischi sonori. Fischiare un inno nazionale è una cosa ignobile come, detto sopra, prendersela con la bandiera. Purtroppo non possiamo fare i verginelli perché queste cose non accadono solo in Inghilterra ma anche alle nostre latitudini. E bisogna dire che in passato gli inglesi hanno fischiato il loro stesso inno, come d’altronde accaduto anche in Italia, prima che l’ex ministro dell’interno, in un momento di crisi mistica pre Papeete, divenisse un fervente patriota. Per non parlare delle bandiere italiane con cui il segretario Senatur del succitato, avrebbe voluto pulirsi il sedere.
Ogni fallo laterale, ogni calcio d’angolo, ogni azione che portasse gli uomini di Mancini in prossimità dei tifosi inglesi, è stata occasione di insulti ai calciatori azzurri (spaghetti, mafia, maccaroni, ecc…). Poca fantasia e tanti luoghi comuni per menti sopraffine. A fine partita Bonucci in diretta mondiale restituirà al mittente parte di quelle offese.
Premiano il secondo posto degli inglesi. La maggior parte dei calciatori si toglie immediatamente la medaglia. Capiamo la frustrazione. Capiamo che la medaglia per il secondo posto vale quanto una fotografia del ciuccio che vola. Ma dai, un poco di contegno. Abbozzate. Fate buon viso a cattivo gioco.
Premiano gli azzurri. Calciatori inglesi spariti negli spogliatori. Tifosi che hanno già abbandonato in tutta fretta lo stadio. Bisognava correre altrimenti i Fish & Chips tiepidi non sono buoni. Possiamo comprendere.
Viva l’Inghilterra, dicevamo. Ma anche no. E non si tratta di orgoglio nazionale. Se guardassimo dentro casa nostra ci sarebbe da piangere tanto quanto. E scrivere fiumi di parole. Si tratta però di capire che l’imbruttimento è cosa comune a tutta la società globalizzata. E l’uscita dalla pandemia ha portato a galla il problema. Due anni persi, usati da pochissimi per evolvere e dalla maggior parte per peggiorare. Potevamo essere persone migliori, siamo diventate persone imbruttite. Ma almeno, noi italiani, il Campionato Europeo lo abbiamo vinto.