Fusione

Ci sono due società. Una, la Delfes, con un titolo di A2 meritoriamente conquistato; l’altra, la Scandone, che per tantissimi appassionati rappresenta la storia del basket cittadino ma che è in serie B interregionale. In questi giorni, a gran voce, i tifosi chiedono che le squadre si fondano assieme e che si affronti il campionato di A2 con il logo Scandone a rappresentare Avellino e gli Avellinesi.

Tra i tanti tifosi, scegliamo la voce di quello che riteniamo il più competente, quello che in passato ha aiutato a salvare la Scandone almeno un paio di volte, l’ultima delle quali nel passaggio tra un Ercolino oramai non in grado di continuare a sostenere economicamente la squadra e l’Ingegner De Cesare. E’, senza ombra di smentita alcuna, il ritratto vivente del tifoso di basket per eccellenza. Colui che, se parla, lo fa SEMPRE con cognizione di causa. Di chi parliamo? Di Marco Mallardo, ovviamente. Su facebook ha lasciato questo suo pensiero:

Credo che la Del Fes Avellino in questo ultimo mese abbia compiuto un’impresa storica con la promozione in A2, ribaltando tutti i pronostici e andando a vincere le partite decisive fuori casa in palazzetti infuocati e ricchi di tradizione quali Livorno e Montecatini. È innanzitutto per questo motivo che mi congratulo con la società e con tutto lo staff a partire da un amico, avellinese, Antonello Nevola.

Per quanto mi riguarda, dopo le vicissitudini che hanno visto la scomparsa della squadra di basket storica della città di Avellino, la pallacanestro “nostrana” l’ho seguita in una forma distaccata accompagnando i miei figli sia alle partite della nuova Scandone sia a quelle della DelFes, società tra l’altro per la quale mia moglie (da allenatrice) e i miei 2 bambini, sono tesserati.

Il mio auspicio è che i vertici societari DelFes e Scandone possano incontrarsi e discutere in modo serio sulla possibilità di fusione delle due società. Sarebbe un peccato, in una città come la nostra, questo spreco economico di forze imprenditoriali. Lo dice uno che ha vissuto in prima persona, attraverso assemblee pubbliche e quant’altro, le difficoltà economiche della vecchia società sportiva proprio per tenere il basket a certi livelli. Le società lo devono anche alle nuove generazioni: i miei bambini (come tutti gli altri) non comprendono, sono in confusione e io quasi non riesco a dare loro una spiegazione….mi auguro che nell’agenda del nuovo sindaco che sarà eletto a breve, ci sia anche questo argomento. Non mi sono mai piaciute le diatribe che leggo sui social tra gente della stessa città…ma che sono queste cose???? Lo dico da appassionato di basket e non certamente da tifoso….le cose che pensavo e dicevo da tifoso sono rimaste chiuse nel cassetto a sinistra del mio cuore!

Ora però vediamo quali sono le criticità di questa bellissima e condivisibile idea.

Fusione? Sì ma a quali condizioni?

Prima questione: il logo. Va preservato da figuracce barbine. Avellino deve dire basta alla mancanza di progettualità, alla mancanza di una visione lungimirante e che porti il nome Scandone di nuovo nella polvere. Chi scrive pensa che sia meglio giocare nelle minors con dignità che non spendere e spandere nelle serie maggiori fino a ritrovarsi in mutande e costretti ancora a fallire. Abbiamo già dato e abbiamo visto quanto ci è costato. Commercialisti e notai possono iniziare a studiare la maniera migliore per tutelare il logo Scandone e la dignità della nostra città. E ciò vale per chiunque utilizzi il logo.

Seconda questione: le due società. Non sappiamo quali siano le aspettative di Lombardi e Trasente ma presupponiamo che nessuno dei due abbia voglia di essere “assorbito” dall’altro. Uno ha il titolo, l’altro il logo. Ognuno ha il diritto a rivendicare il proprio spazio. Unica soluzione? Una società terza dove far confluire le due società attuali.

Terza questione: i debiti. Pagati i debiti (se ce ne fossero) della Scandone di Trasente e della DelFes di Lombardi, la nuova società si costituirebbe con una nuova denominazione assorbendo le altre due e soprattutto partendo da zero debiti. Primo passo per quella progettualità di cui parlavamo. Partire con la zavorra di una situazione debitoria piccola o grande servirebbe soltanto ad ingenerare cattivi pensieri sulla solidità del progetto.

Quarta questione: Delfes è interessata al logo Scandone? Questo deve dircelo Lombardi. Presupponiamo che l’utilizzo di logo e denominazione sia un punto a favore per la rinascita di un movimento unitario della pallacanestro avellinese. Ma non è detto. Dopo aver acquisito la società, dopo aver investito, speso e impegnato forze, è possibile e anche comprensibile che Lombardi voglia provare a far da solo magari considerando la possibilità di utilizzo del logo con tempistica dilazionata nel tempo. Ci starebbe. Sarebbe legittimo e, diremmo, umano.

Quinta questione: la velocità delle parti. Lombardi e Trasente debbono capire che i tempi sono stretti. In A2 c’è la Com.Te.C a vigilare. Non si scherza. C’è bisogno di una fideiussione da 100k e sponsorizzazioni per 75k da presentare a breve scadenza. Inoltre bisogna garantire un budget di almeno 600 mila euro (che sappiamo non bastare praticamente neppure per disputare la prima metà di stagione).

Fusione sì fusione no fusione gnam

Qual è allora la scelta migliore? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è la necessità che le due società si incontrino circondate da professionisti di fiducia (avvocati, notai, commercialisti) e che vedano se il matrimonio s’ha da fare o no. Non servono i Don Abbondio a tifare per l’una o per l’altra parte. Si discute, si trova una quadra e solo successivamente si parla. Se c’è margine saremo tutti contenti. Se non ci fosse pazienza. Sperando di non vedere teatrini del tipo “la colpa è sua, il cattivone è lui”.

Sia Lombardi che Trasente ci paiono ottime persone. Tra l’altro giovani entrambi. Serve serietà. Serve comprendere, anche da parte dei tifosi, che nessuno dei due ha una posizione predominante. Il solo bene a cui tendere è il rispetto per la storia e per la città di Avellino. Se ci sarà questo, che si faccia o no la fusione, i tifosi se ne faranno una ragione. Se questo mancherà, saremo tutti noi consci, addetti ai lavori e non, che ancora una volta il passato non ha insegnato nulla e che, come dice Mallardo, “ma che so’ queste cose?