brindisi

E no, così non va bene. Partita di cartello quella odierna: contro una formazione solida, è vero. Ma noi siamo Avellino Basket. Giochiamo per vincere. Il nostro obiettivo stagionale non sono i playoff, è salire in A1. Sommessamente, con un filo di voce, diremmo che certe dichiarazioni di precampionato, forse utili a raccattare un paio di abbonamenti, lasciano sempre il tempo che trovano e espongono a grandi figuracce in diretta nazionale.

Oggi, andiamo a memoria, è una delle più brutte pagine del basket avellinese degli ultimi 20 anni. Forse paragonabile alla prima parte del campionato 1998/1998 della Felice Scandone Avellino guidata da coach Bartocci (per chi ha memoria, undici partite giocate, 10 sconfitte e una vittoria).

Non parliamo di numeri, perché quelli non sono terribili. Avellino Basket ha giocato 5 partite e ne ha portate a casa due. Non è tremenda la situazione. Quello che però fa cadere le braccia è il modo in cui sono arrivate le sconfitte.

Quella di oggi, orario antimeridiano, rimarrĂ  negli annali. E’ la prima volta che vediamo una squadra giocare per soli 20 minuti per poi decidere che fa niente, ormai si è perso, inutile proseguire a combattere. E non lo dice chi scrive, badate bene (prima che arrivi la solita chiamata che ci dice “ma non potete scrivere queste cose, brutti cattivoni”). Lo dice coach Buscaglia in conferenza stampa. Senza mezze parole, prendendosi la responsabilitĂ  da uomo serio qual è.

Nei prossimi giorni siamo certi che in cittĂ  ci sarĂ  la solita giostra del “dagli addosso al coach”. PerchĂ© è facile prendersela con chi ci mette la faccia. Meno prendersela con chi fa le scelte di mercato, compresa quella dell’ingaggio del coach. Quindi lo diciamo forte e chiaro. Le colpe sono anche del coach, ma non solo del coach. Che resti nero su bianco a futura memoria.

Tornando alla partita, che in fondo è ciò che interessa, Avellino non ha mai dato la sensazione di poter vincere la partita. Quasi sempre a rincorrere Brindisi, si è squagliata come neve al sole quando coach Bucchi ha chiesto ai suoi non chissĂ  quale impegno, ma di gestire meglio alcuni possessi e di alzare l’intensitĂ  difensiva. A quel punto è calato il sipario sulla partita diventando, il secondo tempo, uno dei piĂą lunghi garbage time della storia della pallacanestro italiana.

E quando parliamo di garbage time parliamo proprio di spazzatura, di tempo perso per i tifosi e per i commentatori. Una cosa brutta da vedere che ha fatto rimpiangere a tifosi e media presenti di non aver scelto di andare alla sagra della castagna a Serino.

Voltando pagina e parlando dell’aspetto puramente tecnico, guardiamo i tabellini. Avellino perde 15 palle recuperandone soltanto 4. Percentuale da minibasket da due punti (31%) mentre col 54% ai liberi si può tranquillamente competere per la promozione in serie C.