Italbasket Arielito Filloy

L’Italbasket delude nello scontro con la Spagna e dice addio ad ogni velleità di passaggio del turno. Inutile la vittoria su Portorico che potrà essere ricordata soltanto come la partita in cui Filloy ha dimostrato di valere un minutaggio maggiore. Gallinari e Belinelli dimostrano a corrente alternata di meritare il posto tra le stelle NBA. L’assenza di lunghi prestanti dal punto di vista fisico, ci mette in imbarazzo e limita le scelte offensive.

Quello che più è mancato, però, è stato un playmaker alternativo ad Hackett. La scelta di giocare con Vitali o Gentile portatori di palla non ha pagato affatto. Quello che più rammarica è l’aver gettato l’ennesima occasione per dimostrare che il basket italiano è ancora di buon livello. Le carte d’identità non mentono e molti giocatori rischiano di non avere altre vetrine intercontinentali per dimostrare ciò che valgono.

L’Italbasket e il futuro

Cosa resterà di questi Mondiali? L’accesso al torneo di qualificazioni alle Olimpiadi era l’obbiettivo minimo ed è stato ottenuto. Abbiamo capito che è inutile giocare con campioni del calibro di Gallinari, Belinelli e Hackett se il resto della squadra è composto da giocatori buoni ma che faticano contro le formazioni più blasonate di livello intercontinentale. Regalare centrimetri, chili di massa muscolare e agilità significa iniziare con un forte handicap che nei 40 minuti risulta il più delle volte decisivo. Il solo Biligha, grintoso ed abbastanza efficace, non basta. E stiamo comunque parlando di un giocatore che l’anno scorso in campionato ha fatto quasi esclusivamente minutaggio in panchina.

Meo Sacchetti ha qualcosa da farsi perdonare? Quando si perde c’è sempre qualcosa che poteva essere fatta meglio e il coach non è mai esente da questo discorso. Ma il dato oggettivo parla di una squadra che è rientrata perfettamente nei parametri delle aspettative di inizio mondiale. Il futuro? Nero, purtroppo. Il tunnel è lungo e la luce pare lontana. Investire sui giovani italiani potrebbe essere un punto di partenza. Schierarli in campo senza tenerli in panca a marcire, sarebbe una necessità. Chissà se a qualcuno verrà in mente di ridisegnare l’assetto regolamentare. Nel frattempo altre nazionali e altri campionati nazionali fanno crescere le nuove generazioni sul campo. Schierando i giovani, vincendo con i giovani. Sarebbe già un ottimo punto di partenza.