
Una gara giocata con una intensità incredibile. La forza della squadra, del gruppo, dell’unione d’intenti. Partita da dentro e fuori che la Scandone doveva vincere per darsi la soddisfazione di portare Monopoli a disputarsi la bella. E così è stato. Uomini in campo e ragazzi fuori dal parquet, la squadra costruita da coach Sanfilippo è una gioia da godersi attimo per attimo, secondo per secondo. Durante la partita ma anche dopo, quando gli animi sono meno accesi e cresce la soddisfazione e la gioia per il risultato raggiunto.
La partita ha parlato di una Scandone che ha lasciato massimo 3 o 4 tiri facili agli avversari. Per il resto difesa superba e pochissime sbavature. Quelle sbavature che, purtroppo, si sono viste in attacco con qualche errore di troppo dalla linea della carità e nelle scelte di gioco.
Degli arbitri vogliamo parlare? No. A poco più della metà del terzo quarto fischiano un tecnico a Pichi. Unito all’antisportivo che avevano fischiato in precedenza, il risultato è quello che il regolamento prevede. Espulsione del giocatore o, per chi parla bene l’inglese, game disqualification per il giocatore probabilmente più corretto del campionato. A bocce ferme l’arbitro potrà pur dire che il tecnico era inevitabile per il solo fatto di essersi avvicinato. Peccato che con Trapani in panchina, fosse Pichi il capitano e avesse tutto il diritto, se non proprio il dovere, di conferire con l’arbitro.
Se la mediocrità si misurasse con la scala Scoville, i fischietti di questa sera sarebbero piccantissimi. Ma, come dicevamo, non parliamo degli arbitri, d’altronde non è colpa loro se non sono stati all’altezza di una semifinale in cui una squadra, in casa, si giocava le ultime possibilità per allungare la serie.
Di cosa parliamo allora? Parliamo di Tommaso Pichi che, espulso, ha sofferto 13 minuti sbirciando la partita dal tunnel e che alla fine della gara si è catapultato in campo non per festeggiare, ma per abbracciare e baciare uno a uno i suoi compagni ringraziandoli per avergli dato la possibilità di rifarsi domenica a Monopoli. Le persone si valutano anche dai gesti. E che Pichi sia un ragazzo eccezionale si percepisce in ogni cosa che fa, nel campo e fuori. Un allenatore, una ragazza, un amico, un paziente, un fratello e qualunque genitore, vorrebbero accanto una persona di tale spessore umano.
E poi di che parliamo? Parliamo del presidente Trasente? Emozionato, occhi lucidi, sale sulle transenne e abbraccia i suoi giocatori scatenandosi in un ballo sulla musica di Cavalinho. Battiti di passione allo stato puro.
E due parole su coach Sanfilippo a piett i piccione non le vogliamo dire? Al suono della sirena entra in campo. Ad inizio partita stava con un loden di cashmere, mocassini, gilet, panciotto, monocolo e orologio da taschino. Finisce a petto nudo e infradito. La corsa negli spogliatoi è frutto della paura del colpo di freddo. L’età si fa sentire anche per lui.
Non sappiamo come descrivere altrimenti questa partita se non raccontando di questi piccoli quadri dipinti dal dio del basket che ancora una volta ha voluto ingraziarsi i tifosi biancoverdi. Ora manca l’ultima pennellata per fare di un quadro un capolavoro. Sperando che per sorte non ci tocchi di nuovo un pennello col pizzetto come quello di questa sera.
Ultimi per citazione ma non per importanza chi mettiamo? Naturalmente gli Only Wolves. Incitano la squadra per 40 minuti, fanno commuovere Tommaso Pichi con uno striscione che riprende le sue parole e aspettano quasi un’ora dopo la fine del match per salutare uno a uno i ragazzi della squadra. Cosa dire di più? Che gruppo, che tifo, che spettacolo!