Avellino Basket

Non è la conclusione che i 3000 del Paladelmauro si aspettavano. E, di certo, non era neppure quella che prevedevano il Presidente Lombardi e Nevola dopo le dichiarazioni della conferenza stampa. Sconfitta che brucia, come ricordato da coach Crotti nel postpartita, soprattutto perché ad Avellino sono venuti a mancare due quinti del quintetto titolare oltre a Chinellato già fuori da un po’. Con Bortolin e Sabatino out, la partita si poteva comunque vincere. Ma le prestazioni ampiamente sottotono di Lewis e Mussini sono state il colpo di grazia per le velleità avellinesi di continuare il percorso verso la promozione nella serie superiore.

Un’ottima stagione

Partiti subito bene, la stagione in A2 si è rivelata presto una bella cavalcata. L’allenatore e i giocatori sanno che le partite perse ma che potevano essere portate a casa si contano sulle dita di una mano. Questo dà il polso di una stagione di grande impatto per una matricola. C’è solamente da prendere atto che di più non poteva essere fatto, che i ragazzi hanno dato il massimo e che alla fine dei giochi non resta che applaudire.

Le cose da migliorare

Partiti dal presupposto che la stagione ha regalato solo tante soddisfazioni, è indubbio che qualcosa non sia andato per il verso giusto nel momento meno opportuno. Solo un paio di mesi fa, Avellino Basket sarebbe entrato nei playoff dalla porta principale. Da lì in poi si fa male Chinellato e non viene sostituito se non 15 giorni fa. In una squadra con le rotazioni già corte e con Crotti che riteneva marginale l’apporto che avrebbero potuto dare chi usciva dalla panchina (prova ne è lo scarso minutaggio nelle partite col roster al completo), intervenire tardi sul mercato è significato arrendersi prima di iniziare a combattere.

Gli infortuni di Bortolin e Sabatino (che già tanto avevano penato dal punto di vista fisico in questa stagione), anche se non direttamente collegati al sovra utilizzo, sono il sintomo di ciò che abbiamo descritto. Una squadra fatta per salvarsi e che, invece, lotta per un posto tra le migliori, doveva essere aiutata ben prima. Non lo si è fatto nonostante in sala stampa i giornalisti erano mesi che chiedevano un ulteriore sforzo. Chiariamo. Ci sta non volere o non potere intervenire. Ci sta anche l’esigenza di non superare il budget previsto anche in considerazione della oggettiva difficoltà di essere promossi in A1. Stridono solo, forse, parole non supportate dai fatti. Modificare in corsa l’obbiettivo è stata cosa anche normale visto l’ottimo andamento della stagione. Ma le nozze coi fichi secchi non riescono mai bene.

Meriti e demeriti di coach Crotti

Vogliamo essere netti. Col materiale umano e con la scarsa esperienza di parte dello staff, il coach non ha fatto bene, ha fatto benissimo. Chi oggi, velatamente o meno, chiede la sua sostituzione per fare “il salto di qualità” non sa di basket. Non ne capisce proprio. Si dia all’ippica o alle bocce. E’ a lui che dobbiamo gran parte dei risultati raggiunti. E’ lui che in conferenza stampa e in ogni sua dichiarazione non ha mai sbagliato di una virgola dal punto di vista del core business societario. Si parla di basket. Tutto il resto rimane fuori. E vogliamo discuterlo dal punto di vista tecnico? Un allenatore che vince con una squadra matricola oltre il 50% delle partite? Dovremmo fargli una statua all’altezza della villa comunale, altro che discuterlo.

Vogliamo parlare di errori commessi? Facciamolo. Secondo noi possiamo addebitargli solamente due pecche di cui solo una dal punto di vista puramente tecnico. La prima: non insistere abbastanza sulla necessità di un innesto di qualità a metà stagione, quando già si vedeva l’orizzonte di una probabile post season. Non in pubblico, sia chiaro. Ma la città è piccola e la gente avrebbe mormorato se i muri della sede societaria avessero udito accese discussioni in merito. Evidentemente non ce ne sono state o se ci sono state non sono state tanto forti da riverberarsi all’esterno. Bene, male? Non sappiamo. Ma l’innesto serviva. Lo sapevano i tifosi, lo sapevano il coach e tutti i suoi collaboratori. Prendere Lenti 15 giorni prima dei play in si chiama solo in un modo: fumo negli occhi. E la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti.

Secondo appunto. Partiamo dal presupposto che a noi il giocatore piace e abbiamo un debole per quelli che si attaccano all’avversario e non gli lasciano spazio vitale (alla Pajola per intenderci). Ecco, noi nel corso delle partite, un minuto qua e uno là, a Maglietti avremmo concesso uno spazietto in più. Non parliamo di titolarità nel ruolo, ovvio. Ma 50/60 minuti in più nel totale di tutte le partite giocate ci stavano. Ma ci rendiamo anche conto della discontinuità delle prestazioni. Così che l’errore di Crotti, laddove ci fosse, sarebbe veramente veniale.

Ecco il quadro riguardante il coach. Crotti l’anno scorso ha fatto un miracolo sportivo. Quest’anno pure. Chi voleva da lui la promozione pure quest’anno, avrebbe dovuto rivolgersi ad un santo, ma di quelli buoni, quelli che fanno i miracoli con la m maiuscola. Crotti è solo un ottimo allenatore, un uomo di valore e con dei valori. Non riconfermarlo sarebbe un suicidio sportivo. A meno di non prendere qualcuno migliore di lui ma non in assoluto, diciamo in questa piazza. Perché ad Avellino ci vuole capacità tecnica ma anche altre skill che non sempre tutti hanno. Crotti le ha e anche belle grosse (le skill, ovviamente).