Nico Mannion

Nico Mannion, il più forte prospetto che l’Italbasket ha a disposizione da almeno 10 anni a questa parte, da qualche giorno ha sciolto la riserva ed accettato la proposta della Virtus Bologna. Approdare nella città del basket è una scelta innanzitutto coraggiosa. Ha voluto dire accantonare momentaneamente il sogno NBA per tornare nella terra che gli ha dato i natali (è nato a Siena 20 anni fa). Quest’anno oltreoceano avrebbe avuto un contratto da giocatore di D-League, la lega di sviluppo dell’NBA. Avrebbe giocato con i Santa Cruz Warriors, squadra affiliata a Golden State con l’opportunità, non del tutto remota ma neppure scontata, di disputare qualche gara in NBA.

Non ci soffermeremo sulla bontà della scelta di lasciare l’NBA per approdare in Europa. Una stagione in D-League avrebbe potuto essere comunque deleteria per un giocatore che oggi è quotatissimo in tutta Europa e attenzionato anche da altre franchigie NBA. Vogliamo però spendere due parole sulla scelta di vestire la casacca della Virtus quando avrebbe potuto tranquillamente approdare in un team di Eurolega giocando il torneo più importante del vecchio continente.

“i contro” della scelta di Nico Mannion:

La collocazione all’interno del roster. Come playmaker troverà la concorrenza di un Pajola in grande crescita, compagno di nazionale ed ora anche di team. Ma soprattutto potrebbe trovare un Milos Teodosic che, pur rientrando nella quota guardie delle v-nere, spesso gioca da play, sottraendo minuti e spazio in quel ruolo. Stesso discorso vale per il Beli. Guardia pura ma che potrebbe sottrarre minuti a Niccolò se questi verrà impiegato come guardia, nel ruolo cioè in cui viene considerato uno dei giocatori più interessanti del panorama europeo.

Il gioco europeo. Anche l’ultimo torneo olimpico ha dimostrato che in Europa il movimento cestistico basa ancora la sua forza sul valore dei fondamentali difensivi. Passare da un gioco puramente votato all’attacco dove una difesa non perfetta e con qualche sbavatura è accettata senza battere ciglio (leggi Harden), può essere difficile. Intensità difensiva maggiore vuol dire giocoforza minore vivacità dall’altro lato del campo. Mannion dovrà dosare le proprie energie, cosa che neppure nel torneo olimpico gli è sempre riuscita. Giocare poco in transizione non aiuta il gioco che esprime Nico. Dovrà imparare tanto e subito.

L’Eurocup non è l’Eurolega. La vetrina continentale su cui punta la Virtus è quella dei fratelli poveri dell’Eurolega. Le squadre migliori non giocheranno contro Bologna e d’altronde, come è ovvio che sia, neppure Bologna è considerata una delle squadre migliori nel contesto Europeo. E questo nonostante la vittoria dello scorso campionato, nonostante l’aver dato per tutta la stagione filo da torcere ad una corazzata come Milano. Bologna ha ottime possibilità di giocare un ruolo da protagonista nell’Eurocup. Ma proprio per questo, uscire prima della finale potrebbe essere considerato un fallimento. Mannion potrebbe fare la differenza ma la bilancia dice oggi che lasciare la D-League per disputare l’Eurocup non è una scelta del tutto saggia. La vetrina del secondo torneo continentale non è certo delle più preziose. Il futuro, però, potrebbe smentirci e vogliamo che lo faccia.

“i pro” della scelta di Nico:

Sergio Scariolo. Solo il nome è una garanzia. Il più americano degli allenatori europei. Il più europeo degli allenatori italiani. Il palmares non conta ma quell’anello NBA coi Raptors e “qualche” medaglia conquistata qua e là nelle competizioni internazionali con la Spagna, giustificano alla grande la scelta di Mannion. Se il suo obiettivo è crescere, Scariolo è una perfetta incubatrice di talenti. Se il suo obiettivo è imparare, non c’è allenatore con cui può farlo meglio. La Virtus non può essere paragonata ad una franchigia NBA ma laddove la scelta doveva essere fatta, Bologna è il posto migliore per non allontanarsi dai metodi e dalla cultura cestistica americana.

Milos Teodosic e Marco Belinelli. Anche qui bastano i nomi. Se Scariolo rappresenta una garanzia, Milos e Marco sono le mamme chiocce che possono far sbocciare ulteriormente il talento di Mannion. Da questi due c’è solo da imparare. Vederli tutti i giorni, tenerli accanto durante gli allenamenti, giocarci assieme è un valore aggiunto per la crescita di ogni giovane talento. Nico potrà osservare due giocatori da cui rubare tecnica e competenza cestistica. Là dove volano le aquile, alle altezze che solo i campioni raggiungono, Mannion costruirà il proprio futuro di play/guardia.

L’Italia. Per un giocatore italoamericano trapiantato negli USA, con padre americano e madre italiana, la scelta di giocare in una squadra del nostro Paese è sicuramente una scelta saggia. Ambientarsi in altre realtà europee poteva essere difficile. A Bologna sarà un ritorno a casa. Da questo punto di vista la strada è in discesa. Nessun problema di ambientamento all’orizzonte.

La nazionale. Giocare con Bologna vorrà dire soprattutto poter onorare in maniera costante gli impegni con la maglia azzurra dell’Italbasket. Per un giocatore come Nico è fondamentale questo passaggio. Proprio per i suoi natali, per aver vissuto tanto fuori dall’Italia, la nazionale ha una importanza decisiva nello sviluppo caratteriale del ragazzo. L’attaccamento alla maglia azzurra è stato palese fin dalla prima partita giocata, poter partecipare ai raduni e a tutte le prossime partite potranno dargli una carica ancora più grande per migliorarsi.

Scelta buona o azzardo?

Inutile girarci attorno. A bocce ferme nessuno può dire come andrà la stagione di Mannion sotto le due torri. Sicuramente, in prospettiva, ha tutti i mezzi e le possibilità di far bene e disputare una grande stagione. Dovrà confrontarsi con un campionato del tutto diverso da quello NBA. Ed anche in Europa il palco sarà completamente differente. Ma le sfide piacciono sia ai Mannion che a Gaia, la mamma di Nico, che sa quanto sia grande il valore del figlio e che, d’altronde, del figlio ha patrocinato il ritorno in Italia. Il futuro ci dirà se avrà visto giusto. Per ora noi possiamo dire che ai blocchi di partenza ci sono tutti i presupposti per far bene e, in due/tre anni, di tornare oltreoceano entrando dalla porta principale. In bocca al lupo Niccolò!